La paura delle AI e dei loro relativi prodotti sembra non spaventare solo i professionisti del settore grafico. Nel marasma di chi sguazza nelle fake news date per vere, salta fuori il caso del fake Turetta. Proprio così: gruppi di utenti, del panorama del complotto, sostengono che il caso di omicidio di Giulia Cecchettin sia stato montato ad hoc per generare clamore. Quindi, Filippo Turetta sarebbe stato creato da un’intelligenza artificiale, solo per dar credito ad una vicenda che avrebbe, come unico scopo, quello di minare i sistemi sociali dello scorso ventennio. I sostenitori di tale teoria non fanno mancare “prove schiaccianti” utili a validare la loro scoperta. Ve le elenchiamo noi.
In primis, le poche notizie sul ragazzo scovabili in rete hanno generato un’onda di sospetti sulla reale esistenza dello stesso. Ovviamente, quelle disponibili sono state generate da AI o inventate di sana pianta. Volgendo lo sguardo al caso di omicidio vero e proprio, i sospetti degli investigatori del web avrebbero riscontrato nella famiglia dell’assassino delle reazioni poco credibili, se non addirittura mal recitate. La stessa famiglia di Cecchettin è stata accusata di aver inscenato il femminicidio per mera ricerca di visibilità. Elena Cecchettin su tutti, in quanto manifesto ben costruito di un movimento neofemminista sempre più incalzante. Chiude il cerchio sul caso, la mancanza di immagini dell’arresto di Turetta, con relative foto e video mancanti del suo ritorno in Italia ed entrata nel carcere.
Tornando alla questione AI, qualche utente ha sottoposto l’analisi della foto di Turetta a ChatGPT e la sua “presunta” risposta ve la mostriamo nell’immagine qui in basso.
Altri ancora sostengono che addirittura la foto appartenga ad un altro ragazzo straniero, scomparso da quasi 10 anni e riciclata per la vicenda. Insomma, il limite della decenza sembra allontanarsi sempre di più dall’utenza del web (Facebook su tutti), senza cedere il passo neanche ad uno dei casi di cronaca più efferati degli ultimi anni. Fermarsi a ragionare, quantomeno nel rispetto della vittima, dovrebbe essere il primo passo verso una pulizia dell’agorà social. Ma questa, lo sappiamo, é utopia