Un videogioco ambientato a Napoli, fatto di folklore, ironia e lotta alle “lote” che rovinano la bellezza cittadina. Tante battute e tanti colori, certo, ma Napuland è molto altro. Avendo il piacere di parlare con il suo creatore Giuseppe Tattoli (Giustat), ho conosciuto un progetto profondamente legato a qualcosa di più nobile del solo intrattenimento. Napuland è la voce di un popolo che vuol riacquistare un’identità dimenticata sotto le macerie; un grido di speranza per chi lotta contro avversità camorristiche, contro la difficoltà di patologie invalidanti e di chi, perché no, ha anche bisogno di un genuino sorriso ad illuminare il buio dei nostri tempi. Un progetto difficile che però sembra già respirare di speranza e di vita propria e che mette l’acquolina agli appassionati gamer e non solo. Dalle foto si può scorgere il bello di quanto Tattoli sia da solo riuscito a costruire per chi, come noi, è pronto a tuffarsi in nuove avventure. Il resto è tutto da scoprire.
Come è iniziato il progetto? Sei autodidatta?
Sono totalmente autodidatta. Gli inizi di questo progetto sono legati ad un momento particolare della mia vita. Per quattro anni, a causa di problemi alla spina dorsale e relativa operazione, sono stato impossibilitato a camminare. La costrizione dovuta a ciò, oltre la pandemia Covid, mi ha dato modo di potermi focalizzare sulla modellazione 3D su Blender e portare avanti un’idea che avevo da tempo dedicato a Napoli. All’inizio ho pensato più ad un “cartone animato” che narrasse le vicende di Napuland, però la comunicazione con altri sviluppatori interessati ai miei asset 3D e musicali mi ha poi convinto a cimentarmi nella realizzazione di un prodotto videoludico in Unreal engine 5. La forza di volontà e la passione mi hanno portato a migliorare le mie skills di sviluppatore, cercando di rendere reale l’idea che avevo in mente. Dall’inizio del 2023 non ho fatto altro che cercare di perfezionare il mio progetto.
C’è qualche messaggio alla base di questa idea che vorresti comunicare? Oltre l’intrattenimento s’intende.
Nel modo più assoluto. Sono molto sensibile a diverse tematiche sociali, che siano generali o più incentrate sulla città di Napoli. Il mio è un voler non solo denunciare, ma anche esorcizzare tutto il marcio che si annida, purtroppo, nel gioiello che dimentichiamo spesso di valorizzare (Napoli ndr.) e in questo modo anche ridere, riflettere e comprendere che abbiamo tanti problemi che non devono essere dimenticati. Anzi, ultimamente, in alcuni frangenti, è diventato quasi vanto o esaltazione fine a sè stessa fare sfoggio del male e della malavita come modello da prendere in esempio (Gomorra ne è paradigma), piuttosto che i valori che anni di cultura e folklore partenopeo ci hanno regalato. L’ingrediente segreto di Napuland è una sana ironia, senza secondi fini.
Quindi auspichi ad un cambio di rotta.
Magari. Purtroppo in questi tempi siamo inclini a soffermarci più sulla negatività che su quanto di bello abbiamo dinanzi agli occhi. Napoli è una città meravigliosa che ha tanto da poter dimostrare e che io vorrei veder splendere. Purtroppo un po’ i modelli negativi, un po’ anche le persone che voltano le spalle ai problemi, danno nutrimento a tanto male e a tante azioni sbagliate di taluni individui. Questi ultimi, nel gioco, io li ho chiamati Lotam (da lota): il male impersonificato da esseri simil ratti.
Restando ancora un po’ in tema sociale. Dai tuoi video traspare, oltre che una denuncia cittadina, anche una volontà di sensibilizzazione sulla disabilità.
Proprio così, è una tematica che trova profondamente spazio tra le strade della mia Napuland. In prima persona ho vissuto le difficoltà del non poter deambulare, del dover affrontare le giornate con i limiti imposti da una salute precaria e, tornando alla città, con barriere architettoniche che mal si approcciano ad un modello cittadino a misura di tutti. Qualche giorno fa ho conosciuto Luigi Concilio, fondatore dell’associazione “La battaglia di Andrea”, che si occupa della tutela dei diritti dei disabili, e ci ho tenuto ad aggiungere tra gli avatar proprio uno spazio dedicato a questa realtà. Napuland deve essere una voce, oltre che un gioco.
Parliamo un po’ dell’eroe e della trama.
Allora, il protagonista Napuel (un chiaro riferimento alle diverse divinità Elohim) nasce dalla volontà del popolo partenopeo di opporsi ai Lutam, nel momento in cui rapiscono Pulcinella. Dalle pendici del Vesuvio, la strega Amelia racchiude le richieste disperate del popolo in un corno, che getterà poi nel vulcano dando vita all’El, questa semi-divinità voluta dal Dio Vulcano, che sarà poi effettivamente Napuel. I riferimenti classici mitologici, insomma, sono presenti in tutta la lore iniziale del gioco.
Avendo parlato dell’introduzione, viene spontaneo chiederti un po’ a che punto è lo sviluppo totale del gioco.
C’è ancora del lavoro da fare. Le mie previsioni puntano ad un probabile punto di arrivo a dicembre di quest’anno, salvo ovviamente imprevisti. A fine anno auspico nell’arrivo di una beta per eventuali test, senza contare poi la trafila legata alle piattaforme che, inizialmente, accoglieranno il gioco: Steam ed Epic Games, poi si vedrà. Bisogna di tener conto del fatto che si tratta di un gioco indie sviluppato quasi esclusivamente da me solo, con la supervisione dell’amico sviluppatore Michele Commisso.
Sei tu da solo a portare avanti questo lavoro non da poco, il che vuol dire che anche altri aspetti come, ad esempio, il doppiaggio è realizzato da te?
Si, il doppiaggio di Napuel per ora è la mia sola voce, ma non escludo di poterla sostituire o aggiungere molto altro. È un gioco che sta crescendo ed è aperto ad ogni sfaccettatura dello sviluppo che, in futuro, potrebbe essere soggetto a tante novità.
Mentre, la difficoltà maggiore in cosa l’hai riscontrata?
Essendo autodidatta e sviluppatore in erba, UE5 alle volte può rivelarsi ostico su alcuni elementi come movimenti e animazioni. Le grandi produzioni fanno uso di motion capture e mockup per acquisire da attori reali i movimenti ed espressioni di pg e png, io devo avvalermi di animazioni stock in parte e altre le devo realizzare personalmente. Essendo a budget zero, questo è un po’ il compromesso che devo trovare per realizzare al meglio il prodotto. Poi, certo, mi arrivano delle critiche sul motore grafico, ma ricordo sempre a tutti che non punto al fotorealismo, bensì a qualcosa di più semplice, anche cartoonesco, ma che sia più legato ad un’atmosfera giocosa e leggera del gioco, piuttosto che al voler puntare ad un titolo tripla A, impossibile da raggiungere da solo, che poi snaturi anche un po’ l’essenza del gioco. Poi, in un futuro, non si sa mai quali porte potrebbero aprirsi. Ho intenzione di raccogliere fondi per potermi espandere su più piattaforme e formati, come Android e iOS e, magari, un giorno anche Playstation, Xbox e Vr.
Vogliamo dare un genere al gioco?
Direi che c’è un misto. Action sicuramente, essendoci un motore di combattimento con l’asso di bastoni. Poi c’è anche il fattore puzzle game, trattandosi di un titolo investigativo sulle tracce di Pulcinella. Infine, c’è anche bel po’ di horror all’interno di Castel dell’Ovo, omaggiando titoli che amo come Resident evil di PS1. La colonna sonora fa la sua parte.
Proprio alle musiche in gioco volevo arrivare. Sarei curioso di sapere come stai gestendo questo aspetto.
Le colonne sonore sono realizzate in parte da Silvio Tattoli, un mio parente, che mi sta aiutando per le soundtrack principali del gioco. A questo aggiungo la mia appartenenza al gruppo Sud Globalix e la collaborazione con la cantante Alessia Merello, che porterà alla realizzazione di pezzi che faranno parte della linea musicale del videogame. A giugno pubblicheremo il primo singolo “Statte zitto ‘o scé”, che è un inno all’antiguapperia e mentalità camorristica, sposando pienamente una delle tematiche principali di Napuland. Un altro brano di spicco è senza dubbio “Addo’ stai pulecenell” che è un po’ il cuore della vicenda, della linea di denuncia del gioco e della ricerca di questa identità partenopea perduta. Oltre alla musica, però, c’è tanta altra arte che trova spazio nel mio mondo. Ci sono gli artisti di strada, valvole pulsanti della nostra città, come la partecipazione di Piermacchiè che ha accettato molto volentieri di far parte del progetto, c’è il caricaturista Ciro Scialò e tanti altri personaggi di spicco dell’arte napoletana. Questo però richiederà anche un lavoro extra di diritti e liberatorie al quale mi dovrò approcciare in fase di sviluppo. Ci tengo, però, a dare spazio digitale a giovani artisti partenopei (pittori, disegnatori etc.), in modo da valorizzare l’arte del nostro territorio dando una mano a chi ha bisogno di una piccola vetrina per mostrare il proprio talento.
Oltre Castel dell’ovo, quali sono le location presenti nella prima edizione del gioco?
Si parte dal Vesuvio e poi il castello sarà la prigione di Pulcinella, come detto. Ma ci sono diversi punti di interesse che sto modellando poco alla volta, come ad esempio il Borgo marinari proprio nel secondo livello del gioco: le botteghe, i murales, Via Partenope. Poi in futuro ho il desiderio di ampliare sempre di più la mappa in altre edizioni. Attualmente mi sto dedicando alle rifiniture degli elementi, avendo a disposizione mappe, foto e sopralluoghi da me fatti nelle location. Il castello all’esterno è abbastanza fedele all’originale, mentre all’interno ho lavorato di fantasia, proprio per poter essere libero di aggiungere un’atmosfera più surreale e tenebrosa.
Arrivando ad una conclusione di spasmodica attesa del tuo gioco, tenendo conto della natura autodidatta del tutto, ti senti di lasciare un consiglio a chi, come te, vuol approcciarsi ad un lavoro di tale portata?
Null’altro che pazienza e determinazione. Sviluppare un gioco, come anche qualsiasi altra forma d’arte o studio, richiede abnegazione e forza d’animo, perché le difficoltà sono tante e sono infinite, tutto sta a come le si affrontano. Superare il periodo difficile della mia vita mi ha insegnato anche questo: non c’è da perdersi d’animo. Poi, studiare e informarsi è fondamentale e oggi non abbiamo scuse con quanto il web ci offre anche gratuitamente per poter crescere e correggere il passo. La vita, soprattutto di questi tempi, non è semplice e io stesso mi rendo conto che il futuro sociale e lavorativo non sta prendendo una giusta piega. Mettendo via anche solo l’aspetto malavitoso, le problematiche politiche e internazionali, penso anche a quanto la tecnologia sia un aiuto ma anche una dannazione per le future generazioni che dovranno aver a che fare con tanta concorrenza e con l’IA in rapida crescita. Ciò mi rende molto perplesso su quanto sarà complicato farsi strada e adattarsi a ciò che verrà e resto dell’idea che la tenacia, ma anche la forza di aiutare il prossimo, la nostra terra e quanto di più caro abbiamo siano le uniche armi che abbiamo per poterci difendere dai tempi difficili che viviamo e vivremo.
Dove trovare Napuland:
Napuland – Blog di napuland – Sito ufficiale
NAPULAND – YouTube