Rincorrersi e ritrovarsi nel mondo. In pochi brevi e lunghi attimi, scanditi da passi a ritmo di una frenetica danza.
Abbiamo avuto il piacere di scambiare quattro chiacchiere con la scrittrice e giornalista Maria Orlandi, autrice del romanzo “L’amore è una danza”.
Nella sua biografia dice di essere un’amante di Jane Austen: quanto questa scrittrice ha influenzato il suo lavoro? Il suo è un romanticismo d’altri tempi o si sente una donna ben inserita nella quotidianità del mondo attuale?Jane Austen ha influenzato i miei gusti come lettrice prima e come scrittrice poi. Mi piace il suo romanticismo delicato ed elegante, ma anche i suoi dialoghi intelligenti e ricchi di scambi arguti. Il suo stile influenza in parte anche la costruzione delle mie storie e la caratterizzazione di alcuni dei miei personaggi. In questo senso, credo che il mio romanticismo viva in bilico tra la ricerca del perfetto Capitan Wentworth e un più concreto uomo di oggi. Nel mezzo agiscono e amano soprattutto i miei protagonisti maschili, che devono emozionare e fare sognare.
Cosa ne pensa del romanzo rosa al giorno d’oggi? Molti si ostinano a ritenerlo un sotto-genere e spesso tendono a confonderlo con l’erotico. Lei si discosta da questa idea? O nel suo lavoro contamina il romanticismo con l’erotismo?
Io adoro il romanzo rosa, in questo sono una lettrice poco aperta ad altri generi perché, quando leggo, desidero sognare ed essere trasportata in un mondo quanto più possibile perfetto, soprattutto da quando la nostra realtà è tormentata dal Coronavirus. Non mi sento però a mio agio con i libri rosa che scivolano troppo esplicitamente nell’erotico. È chiaro che l’erotismo è parte di una storia d’amore completa, ma trovo più interessante lasciare al lettore la possibilità di immaginare quell’aspetto di una relazione.
Credo che il genere rosa sia considerato un sottogenere perché è preferito in larga parte dalle donne e, ahimè, siamo ancora immersi in una società maschilista per cui un passatempo femminile è sempre e comunque considerato una frivolezza.
Il suo romanzo è ambientato a Boston: come mai questa scelta? Conosce bene il background statunitense? Lo ha vissuto o si è semplicemente documentata?
La mia passione per Boston nasce dalla più forte e antica passione per un gruppo musicale originario di quella città. Dopo 32 anni dalla scoperta di questo gruppo, sono ancora una loro fan e condivido questo interesse con altre fan sparse in tutta Italia: è bellissimo sentirsi ogni giorno, scambiarsi idee e progetti ed è un ottimo rimedio contro l’isolamento prodotto dal periodo di chiusura che stiamo sperimentando.
Ciononostante non ho mai visto Boston dal vivo, ma l’ho studiata approfonditamente e con la mia più cara amica abbiamo in progetto di andarci non appena tornerà possibile viaggiare in sicurezza.
La danza è molto importante nel suo romanzo, infatti il protagonista maschile è un ballerino/coreografo, mentre la protagonista si ritrova in questo contesto per caso, accompagnando la sua amica ad una lezione di ballo. La danza dell’amore è una metafora del rapporto di coppia, un passo di danza può avvicinare o allontanare due persone ed è necessario imparare i passi giusti, migliorando con la pratica. Cosa l’ha portata a scegliere questa metafora per parlare d’amore?
È stata la trama stessa ad ispirare questa similitudine. I due protagonisti sembrano ballare, avvicinandosi e allontanandosi, ma rimanendo comunque sintonizzati sulla musica che nasce dai loro cuori. È chiaro che una coreografia, come la vita a due, non possono essere la ripetizione infinita degli stessi gesti…sarebbero noiose entrambe le opzioni. Ma è fondamentale continuare a sentire e seguire lo stesso ritmo per poter ballare e amare insieme.
Ogni scrittore ha il suo modus operandi: ci vuole rivelare il suo? Quanto tempo ha impiegato per scrivere il suo romanzo? Preferisce scrivere in determinate fasce orarie? Come gestisce il suo lavoro?
Per mestiere io faccio la giornalista, ma ho sempre scritto solo articoli, più o meno lunghi. Ho iniziato la stesura del mio primo romanzo durante il secondo lock down, mentre ero in casa per seguire la dad di mio figlio, in prima elementare. Così è nato “Non è mai tardi per un sogno”. Subito dopo, però, ho immaginato questa nuova storia e ho sentito l’esigenza di metterla nero su bianco.
La prima stesura de “L’amore è una danza” è durata 4 mesi, ma poi ho lavorato sul testo, rielaborandolo, per altri cinque mesi. Di solito immagino una trama principale, poi la arricchisco con una prima bozza di struttura. Ma è solo scrivendo che sviluppo la storia completa. Le ispirazioni nascono dal testo stesso e i personaggi prendono ognuno lo spazio che gli spetta naturalmente. È come se vivessero di vita propria nella mia testa.
Un’anticipazione sui suoi progetti futuri? (NDR)
Sto scrivendo una nuova storia, questa volta ambientata a Milano e lontana dal mondo della musica. Non mancheranno comunque i riferimenti musicali. D’altronde non posso scrivere senza la mia playlist in sottofondo.
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